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Il giro del mondo in 80… etichette!

Vi ricordate da bambini quando si faceva girare il mappamondo e, tenendo gli occhi chiusi, lo si fermava con il dito? Il gioco stava nell’aprirli, gli occhi, e vedere in quale angolo di pianeta si fosse capitati. Ovunque puntasse il dito, la nostra fantasia di bambini inseguiva il sogno di quel viaggio esotico. 

Da adulti si dice che si abbandoni il mondo dei giochi, ma forse se ne trovano solamente altri, diversi. Nuovi espedienti per continuare a viaggiare con la fantasia, per allontanare i lunedì in ufficio e costruire una parentesi di leggerezza dalla routine. Non è per questo che sogniamo una vita in vacanza e ogni anno studiamo l’incastro perfetto dei giorni rossi del calendario? 

Ristorante cantina vino internazionale, vini del mondo a Lampedusa

Con il vino, una vacanza dentro la vacanza

La vacanza è il gioco degli adulti. Si viaggia alla ricerca di una felicità diversa, in un luogo lontano da casa. Il ristorante Cavalluccio Marino, nella meravigliosa isola di Lampedusa, è fedele alleato di chiunque sia alla ricerca di evasione, relax, piacere dei sensi. Ogni dettaglio è studiato per il riposo e il divertimento degli ospiti, a partire dal menù stagionale e siciliano ideato da Giovanna Billeci. E con il vino? Si gioca ancora di più! Una volta a tavola, infatti, sfogliando l’ampia carta dei vini selezionata da Giuseppe Costa, si avrà la sensazione di vivere una vacanza dentro la vacanza.

La carta del vino del Cavalluccio Marino di Lampedusa è, nelle mani di chi si accomoda al tavolo, come quel mappamondo di quando si era bambini. Strumento di approfondimento e scoperta, raccolta di grandi territori e nuovi mondi. Non resta che allacciare le cinture e liberare la voglia di conoscere, sfogliando le pagine e puntando il dito ad occhi chiusi, chissà dove andrete a finire! 

The New World Wine

Come orientarsi nelle oltre 800 etichette selezionate da Giuseppe Costa?  Sono divise in sezioni, a partire dalla tipologia e dal territorio, per facilitarne la lettura. Si parte, forse per prossimità, con l’ampia offerta proveniente da tutta dalla Sicilia. Un’isola continente a sua volta suddivisa in due sottocategorie, i vini dell’Etna e i vini naturali siciliani. Qualche rapida sosta nel bacino del Mediterraneo con vini provenienti da Spagna e Grecia per poi muoversi verso la grandiosità del vino francese tra una ricca selezione di Champagne, Borgogna e Bordeaux. Ed è proprio una volta giunti alla foce della Gironda che il vero viaggio intercontinentale alla scoperta del vino del Nuovo Mondo. 

I vini prodotti nel Nuovo Mondo. Ma nuovo rispetto a cosa? Facciamo un passo indietro. Originaria del Medioriente, la pianta di vite si è diffusa in Europa oltre 3000 anni fa e la produzione di vino è rapidamente diventata abitudine e uso comune in tutto il continente – in particolare in Francia ed in Italia. In paesi come Stati Uniti, Sud America, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, la pianta di vite, invece, è arrivata solo a partire dal 1700, spesso portata dai flussi migratori dall’Europa. Ecco quindi spiegato: i paesi in cui la produzione di vino è attiva da molto tempo rappresentano il Vecchio Mondo, mentre i paesi con una storia più recente di viticoltura, produzione e consumo vengono chiamati Nuovo Mondo. 

Avete mai assaggiato un vino del Nuovo Mondo? Al Cavalluccio Marino di Lampedusa potreste fare un vero e proprio giro del mondo.

Dalla Napa Valley, a Sud fino a Cile ed Argentina, quindi passaggio a Capo Horn direzione Sud Africa. Ammirato lo scambio tra gli Oceani al Capo di Buona Speranza, si riparte direzione Oceani con le chicche provenienti da Australia e Nuova Zelanda. Ma chi si ferma è perduto e per tornare in Europa si passa dall’Asia con i vini di Armenia e Israele. Vi sta girando la testa? Forse il segreto per non perdere l’orientamento sta nel conoscere queste etichette un po’ più da vicino. 

Registi americani, migranti baschi e medici australiani

Citando Don Vito Corleone ne Il padrino, al Cavalluccio Marino di Lampedusa Giuseppe Costa potrebbe farvi “un’offerta che non potrete rifiutare”. Ovvero bere i vini prodotti proprio dal regista di quel capolavoro, Francis Ford Coppola. Sarà merito del nonno che vinificava nello scantinato a New York, ma il vino è un vero e proprio affare di famiglia per Francis che ha passato gli ultimi 35 anni nell’investimento e costruzione della sua cantina ideale in California. Oggi questo luogo è lo Chateau Souverain nel territorio di Sonoma County, soprannominato Francis Ford Coppola Winery, dove vino, arte, cinema ed ospitalità si fondono. La linea più rappresentativa? La Diamond, di cui potrete assaggiare al tavolo lo Chardonnay e il Cabernet Sauvignon entrambi vinificati “alla francese”, con legno e batonnage, in chiaro tributo alla madrepatria di questi due pregiati vitigni. 

L’occasione di degustare un altro grande vitigno internazionale in un territorio d’oltremare può realizzarsi scegliendo l’interpretazione del Sauvignon Blanc de Los Vascos, antica casa vitivinicola a sud di Santiago del Cile, a pochi chilometri dall’Oceano Pacifico, che influenza non poco la mineralità di questo vino. Da trent’anni proprietà di Rothschilld-Lafite, famiglia con secolare esperienza nel mercato del vino, la tenuta oggi porta il nome di Los Vascos – i baschi – in memoria degli originali fondatori, la famiglia basca Echenique, che una volta migrata in Cile scelse di riproporre nel nuovo territorio i vitigni e le tecniche proprie della viticultura francese. 

Ancora una storia familiare si trova andando alle origini di Penfolds, famoso produttore di vino in Australia. Quella che oggi è una realtà di oltre 700 ettari vitati cominciò, infatti, come un piccolo vigneto dell’inglese Dottor Penfolds il quale, convinto delle capacità taumaturgiche della bevanda, vinificava piccole quantità che distribuiva come medicinale ai suoi pazienti. E possiamo dire che il buon dottore non si sbagliava poi tanto: se consumato responsabilmente, un po’ di vino bevuto con la giusta compagnia sa rimettere in sesto il corpo e lo spirito. Al Cavalluccio Marino di Lampedusa potrete brindare alla memoria del Dottor Penfolds con il suo Koonunga Hill, Chardonnay in purezza, esotico e confortante.  

Noè e il Vecchissimo Mondo, un viaggio nel tempo

Non se ne parla molto, ma accanto al Vecchio ed al Nuovo Mondo del vino, esiste soprattutto un Vecchissimo Mondo, da cui tutto è partito. Stiamo parlando di quella porzione di Medioriente che affaccia sul Mar Nero – Georgia, Armenia, Azerbaigian, Crimea, Turchia i principali – luoghi dal clima così perfetto e il terreno così fertile da essere, oltre 6000 anni fa, ecosistema-incubatore per lo sviluppo della vite e della viticoltura. 

Ragioni pratiche come clima e suolo che si mescolano però alla leggenda. Nel racconto biblico, infatti, Noè con la sua arca approdò ai piedi del monte Ararat, nella regione armena dello Vayots Dzor, inaugurando, tra le altre cose, la viticoltura e divenendo il primo vignaiolo della storia. 

Ripercorrendo questi racconti, alla ricerca delle proprie radici, Zorik Gharibian ha scelto di fondare la sua cantina Zorah proprio ai piedi del monte Ararat e di ridare vita alle antiche tecniche di produzione vinicola studiando i reperti e i tanti siti archeologici della zona. Ecco il perché della scelta di vinificare solo varietà autoctone armene e di vinificarle nelle antiche anfore chiamate karas che, essendo oggi fuori produzione, Zorik ha recuperato personalmente dalle case dei vecchi contadini della regione.

Curiosità alle stelle? Non si sa grazie a quale super potere ma Giuseppe nella sua cantina Diapason custodisce alcune bottiglie del bianco di Zorah, il Voski, prodotto da uve autoctone Grandmark e Voskéat. Degustarlo renderà il vostro viaggio in compagnia del vino un vero viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta del gusto e della storia di un vino ancestrale. 

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L’importanza di chiamarsi Bordeaux

Basta pronunciarlo per evocare in un solo istante un colore intenso, un vino iconico e un territorio unico. Di cosa si tratta? Del nome del Bordeaux!

Il vino Bordeaux è storicamente prodotto nel Sud-Ovest della Francia, nella regione dell’Aquitania dove sorge l’omonima città. Un vino antico, le cui origini risalgono a oltre 500 anni fa, e oggi uno dei più prestigioso al mondo. Inoltre, un vino tanto influente in termini qualitativi ed economici da plasmare a sua immagine e somiglianza il mercato del vino mondiale. 

Un fascino intramontabile, del quale è felice vittima anche Giuseppe del Cavalluccio Marino di Lampedusa che nella sua cantina Diapason conserva rare e pregiate bottiglie che possono fare della vostra vacanza sull’isola un viaggio che non si potrà mai dimenticare. 

Pillole di Bordeaux

Il nome Bordeaux deriva dall’espressione bord de l’eau. È infatti proprio “lungo le acque”, nel punto in cui i fiumi Garonna e Dordogna confluiscono nel grande estuario della Gironda, a pochi chilometri dall’Oceano Atlantico, che è sorta la città di Bordeaux. E ancora l’acqua traccia i confini delle tre aree produttive: la Rive Gauche, alla sinistra della Gironda, la Rive Droite, alla destra della Dordogna e Entre-Deux-Mers, la parte tra i due fiumi. 

In questo territorio, di tradizione celtica, sono stati i romani colonizzatori a portare le prima piante di vite. Le varietà più diffuse sono Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc – assemblati in cantina secondo il “taglio bordolese” cui può contribuire una piccola parte di Carmenère e Petit verdot. 

Tipicamente l’affinamento avviene, per molti anni, in piccole botti di legno, chiamate barriques, al fine di ottenere vini fruttati, molto corposi e vellutati. Non solo rosso però. Una piccola, ma molto significativa, parte della produzione bordolese vede l’utilizzo di varietà bianche, soprattutto l’uva Semillon, per la produzione di Sauternes a Sud di Bordeaux.

Giuseppe nella cantina Diapason – Foto: Elisa Piemontesi e Lorenzo Lucca – PLUME

Un mercato di Château

Il debutto mondiale per i vini bordolesi è arrivato nel corso del Medioevo quando, grazie al matrimonio tra Enrico II d’Inghilterra e Eleonora d’Aquitania e alla posizione strategica della città per i traffici navali, il mercato del vino di Bordeaux si apre all’esportazione oltremanica. 

Tra il XVII e il XVIII secolo si sviluppa la figura del négociants. Intermediari inglesi, olandesi, belga e tedeschi si occupavano dell’acquisto di grandi partite di vino e del loro assemblaggio per l’esportazione. Ed è proprio ai negociants a cui si rivolge Napoleone per richiedere una classificazione dei vini di Bordeaux in vista dell’Esposizione Universale del 1855. Per questa ragione, quello bordolese è l’unico sistema di classificazione al mondo a basarsi sul prezzo di acquisto del vino e sul prestigio degli Château – senza alcun riferimento alla vigna di provenienza.

Furono definite cinque categorie per i vini rossi – dai Premiers ai cinquièmes Crus – concentrati nella regione del Medoc, fatta eccezione per lo Château Haut-Brion di Graves. Per i Sauternes vengono inidcate due categorie, fatta eccezione per un Premier Cru Supériuer, il celebre Château d’Yquem. 

A causa dell’epidemia della fillossera ci furono anni difficili per il mercato bordolese, poi attorno al 1950 nuove classificazioni vennero introdotte per i territori della Rive Droite e il mercato si avviò verso una generale ripresa, dopo le due grandi guerre. 

È il 1982 l’anno decisivo per l’iscrizione dei vini di Bordeaux nell’Olimpo della viticoltura. Il millesimo 1982, svalutato dalla critica enologica coinvolta in prima persona nella produzione o nella commercializzazione dei vini, venne invece definito come “superbo” da un critico indipendente ai giochi di mercato bordolesi: Robert Parker, avvocato statunitense, editore della rivista The Wine’s Advocate. 

I punti parker facevano schizzare alle stelle il prezzo dei vini, tanto da indurre altri produttori ad imitare il gusto di Parker. Si andava creando il fenomeno della parkerizzazione, che da quel momento avrebbe per sempre cambiato il mercato e il gusto del vino “worlwide” e consacrato il nome del Bordeaux come miglior vino al mondo. 

I miglior Château al Cavalluccio Marino di Lampedusa

Affascinato da un vino tanto prestigioso e tanto capace di lunghissimi invecchiamenti, Giuseppe Costa ha collezionato negli anni bottiglie rarissime provenienti dai migliori Château bordolesi. 

Qualche esempio? Partiamo da Château Latour, eccellenza della regione dell’Haut-Medoc. Situato sulla sponda sinistra della Gironda, a nord di Bordeaux, il territorio del Medoc è la patria del Cabernet Sauvignon, tagliato in parti minori con Merlot e Cabernet Franc. Il clima caldo e umido, la forte illuminazione e i terreni argillosi scolpiscono vini dal carattere potente e imperituro. Già contemplato come Premier Cru nella classificazione napoleonica del 1855, Château Latour si trova a Pauillac ed è oggi proprietà della famiglia Pinault. Dei 78 ettari vitati dell’azienda, 47 vanno a costituire “l’enclos” ovvero la vigna originaria dedicata al Gran Vin di Latour che potete assaggiare al Cavalluccio Marino nei millesimi 2006, 2008 e 2012.

Spostandoci più a Sud è obbligatorio da citare Château Margaux, altro leggendario nome del Bordeaux, Premier Cru nella classificazione del 1855. La storia di questa azienda comincia nel XII secolo quando la tenuta era conosciuta con il nome di La Mothe di Margaux. Con il succedersi delle proprietà Château Margaux ha conosciuto un percorso tumultuoso che però non ne ha mai scalfito il prestigio. Dei 265 ettari che costituiscono la superficie della proprietà, 78 ettari sono dedicati alla vite. Il terreno ricco ed argilloso di Margaux definisce il carattere opulento del Gran Vin. Un vino dal fascino intramontabile che potrete regalarvi al tavolo del Cavalluccio Marino di Lampedusa scegliendo di riavvolgere il nastro del tempo fino all’annata 2005 o godendovi la più giovincella annata 2017, magari in formato magnum. 

Unico Premier Cru napoleonico non afferente al territorio del Medoc è Château Haut-Brion, nella regione, a Sud di Bordeaux, detta delle Graves, per le tipiche conformazioni alluvionali del terreno di ciottoli e sassi. Château Haut-Brion rappresenta una delle aziende più antiche dell’intera regione, fondata nel 1525 da Jean de Pontac, subito con la funzione primaria di produrre vino. Assaggiando il Premier Grand Cru Classè (disponibile nella cantina Diapason nelle annate 2006, 2010, 2011 e 2017) vi accorgerete di come il terroir di Graves conferisce ai vini carnosità e concentrazioni meno opulente rispetto ai cugini del Medoc, per arricchirli invece di grande scheletro e verticalità. È infine la mano vinificatrice di Haut-Brion a centrare con la sua sapiente esperienza un vino iconico ed intramontabile dove eleganza e persistenza si fondo in una longevità fuori dal comune.

Ristorante con cantina vini Bordeaux a Lampedusa Sicilia

Sauternes: quando la muffa è nobile

Il territorio di Graves è però noto per custodire un tesoro microbiologico capace di scolpire il mito del vino dolce più famoso al mondo, il Sauternes. Si tratta della muffa Botrytis Cinerea che, per le condizioni climatiche del luogo, sul finire della maturazione, ricopre gli acini in pianta. Una muffa capace di compiere miracoli in vigna, tanto da vantarsi dell’appellativo “nobile” per la sua capacità di favorire l’evaporazione dei liquidi e quindi una concentrazione eccezionale di zuccheri e sapori. 

Quattro secoli hanno modellato la storia dell’unico produttore di vino Sauternes a fregiarsi del titolo Premier Cru Supérieur nel 1855: Château d’Yquem. Due le bacche bianche che concorrono al blend tradizionale del Sauternes, il Semillon per il corpo, gli aromi e la dolcezza, il Sauvignon per l’acidità che permette a questi nettari di superare il secolo di vita. Per un’occasione speciale chiedete a Giuseppe una bottiglia degna dei più accaniti collezionisti: Châteaux d’yquem 2007 nel formato da 3 litri. 

Ristorante con cantina vini Bordeaux PETRUS Lampedusa Sicilia

Château Petrus, la leggenda di un escluso

Sulla sponda destra della Dordogna – la Rive Droite del Bordeaux, detta anche Libournais – tra una moltitudine di paesini circondati da impeccabili vigne di Merlot, si trova il comune di Pomerol dove ogni anno viene confezionato uno dei vini più cari al mondo, senz’altro il più caro del Bordeaux: Château Petrus.

Merlot in purezza dall’eleganza e dalla longevità ineguagliabili, la leggenda del Petrus custodisce però alcuni aneddoti curiosi. Innanzitutto, Pomerol non era neppure citata nella famosa classificazione napoleonica 1855 e per anni è stata considerata una zona di serie B all’interno del comprensorio bordolese. L’azienda, inoltre, avviata nel 1920 da Madame Loubat, non ha una storia antichissima alle spalle e per di più sul territorio aziendale non sorge alcuno Château vero e proprio.

Dove nasce dunque la grande leggenda di questo “escluso”? Petrus è figlio di un terroir dalle caratteristiche uniche, distinte da quelle di altri territori limitrofi, e di un estremo perfezionismo in vigna, ancor prima che in cantina. Ad esempio, per la vendemmia delle uve viene ingaggiato un grande numero di persone (oltre le 200, si dice) in modo che tutte le uve dell’azienda – che ora si estende su circa 12 ettari – arrivino in cantina in un breve arco di tempo e siano quanto più omogenee tra loro. 

Petrus: un self-made wine, che può ringraziare solo se stesso per il suo successo eterno. Godere di una bottiglia non è dunque cosa da tutti i giorni.

Vale dunque la pena avvertire i più curiosi ed avventurieri bevitori che la cantina Diapason al Cavalluccio Marino di Lampedusa potrebbe custodire qualche bottiglia. Chiedere per provare!

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Lampedusa: il periodo migliore per visitare l’isola

Una delle domande che riceviamo più spesso via mail o tramite i nostri canali social è sicuramente questa: qual è il periodo migliore per visitare Lampedusa?

Un quesito semplice, che racchiude la volontà di scoprire questa perla del Mediterraneo nel periodo migliore, per vivere una vacanza da ricordare e raccontare.

Noi siamo nati e cresciuti in questa isola stupenda: ci credereste se vi dicessimo che Lampedusa è magica e speciale in ogni mese? Bisogna solo capire cosa stai cercando e, di conseguenza, consigliarti il tuo periodo migliore per vivere una vacanza indimenticabile.

Abbiamo individuato 3 mesi principali e li abbiamo descritti parlando del meteo, delle temperature, dell’affluenza turistica e delle caratteristiche del periodo. Ad ogni mese abbiamo dedicato un articolo specifico, qui sotto trovi un breve estratto di ogni periodo ed i link di riferimento per leggere gli approfondimenti.

Periodo migliore vacanze a Lampedusa

GIUGNO A LAMPEDUSA: IL RELAX CHE CERCHI


Abbiamo pensato a giugno ma potremmo includere in questo arco di tempo anche le ultime due settimane di maggio. Le giornate si allungano, il clima è caldo ma non soffocante ed è uno dei periodi dove sono presenti pochi turisti.
Se stai cercando un mese dove relax e poche persone sono le parole chiave, allora fine maggio ed il mese di giugno sono i periodi migliori per organizzare una vacanza a Lampedusa.
Per approfondire puoi leggere l’articolo che abbiamo dedicato a giugno: “Giugno a Lampedusa: uno dei mesi migliori per visitarla!

Periodo migliore vacanze a Lampedusa

LAMPEDUSA A SETTEMBRE: L’ESTATE CONTINUA!


A settembre le giornate sono ancora lunghe, il sole è caldo, l’acqua perfetta. L’isola è ancora vivace, i locali sono aperti e il numero di turisti inizia a diminuire rispetto ad agosto. Scegli settembre se vuoi vivere anche la sera, se vuoi passeggiare in Corso Roma e se vuoi vivere la settimana di festa dedicata alla Santa Patrona.

Ti abbiamo incuriosito? Leggi l’articolo che abbiamo dedicato al mese di settembre: “Lampedusa a settembre: l’estate non è finita”.

Periodo migliore vacanze a Lampedusa

LAMPEDUSA A OTTOBRE: PER VIVERE L’ISOLA COME I SUOI ABITANTI

Sappiamo bene che stai pensando che ottobre non potrà mai essere un buon periodo per visitare Lampedusa ma… Ti faremo ricredere!

Ottobre è il periodo perfetto per chi cerca la tranquillità assoluta, il caldo, le spiagge quasi vuote (soprattutto nella seconda metà del mese) e quell’atmosfera che solo i lampedusani conoscono e respirano. L’estate qui non è ancora terminata, l’acqua ha la temperatura giusta per godere del mare cristallino e delle gite in barca.

Abbiamo raccolto in questo articolo alcune delle domande che ci vengono poste più spesso riguardo il mese di ottobre a Lampedusa: “Ottobre a Lampedusa: una vacanza all’insegna del relax”.

I VOLI PER RAGGIUNGERE LAMPEDUSA

Se hai trovato il periodo migliore per visitare Lampedusa, allora ti serve capire come arrivare qui! La nostra isola è ben collegata alla terraferma e puoi raggiungerla sia in aereo sia via mare.

In questo articolo trovi il link da consultare per sapere quali compagnie aeree volano su Lampedusa, in quali periodi e da quali aeroporti: “Come arrivare a Lampedusa”.

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Il Cavalluccio Marino di Lampedusa è entrato nel prestigioso circuito “Le soste di Ulisse”

L’Associazione Le Soste di Ulisse raccoglie eccellenze siciliane scelte tra ristoranti gourmet, Maestri pasticceri, charming hotel, cantine ed aziende autorevoli legate al mondo enogastronomico.

Nata nel 2002, l’associazione Le Soste di Ulisse, ha come obiettivo principe quello di rappresentare e valorizzare la Sicilia promuovendo il suo patrimonio enogastronomico, artistico, paesaggistico, culturale e monumentale.

Lampedusa ristorante Soste di Ulisse

UNA GIORNATA INDIMENTICABILE

Quella che stiamo per raccontarvi è sicuramente per noi una giornata indimenticabile: l’entrata ufficiale del nostro ristorante ne Le Soste di Ulisse.

Benvenuti a Villa Fegotto a Chiaramonte Gulfi (RG), un luogo che incanta e che colpisce per la sua atmosfera suggestiva. Nei giorni scorsi, in questo luogo, Giuseppe Costa e chef Giovanna Billeci hanno avuto il piacere di partecipare al pranzo in cui si ufficializzava la nostra entrata.

Siamo orgogliosi di essere lampedusani e con gioia possiamo dire che Lampedusa oggi è presente nel grande circuito de Le Soste di Ulisse, insieme ai più famosi ristoranti e chef della Sicilia.

I MOTIVI DEL NOSTRO INSERIMENTO

Siamo colpiti anche dalle motivazioni che hanno spinto il direttivo ad accoglierci in questo prestigioso circuito: per la nostra storia, per come trattiamo le materie prime del territorio, per le preparazioni.

Il presidente, lo chef stellato Tony Lo Coco, ha rivelato che a segnalare il nostro ristorante sono stati i nostri stessi clienti che hanno avuto modo di provare il viaggio nei sapori creato da chef Giovanna Billeci e completato dall’ampia scelta delle etichette della nostra cantina Diapason curata da Giuseppe Costa.

COME DIVENTARE SOCI DELLE SOSTE DI ULISSE

Diventare soci non è semplice, bisogna rispettare alcuni rigidi criteri che saranno valutati dal Consiglio Direttivo. 

Siamo felici ed onorati di essere parte delle Soste di Ulisse, consci di quanto questo significhi, pronti ad impegnarci per migliorare sempre di più e mantenere fede agli obiettivi e alle caratteristiche richieste.

I NOSTRI RINGRAZIAMENTI

Ringraziamo il presidente Pino Cuttaia, i Vicepresidenti Luciano Pennisi – Tony Lo Coco – Giovanni Guarnieri – Accursio Craparo – Locanda Don Serafino di Pinuccio La Rosa – Nunzio Campisi – Marco Baglieri e tutti i soci delle Soste di Ulisse, segretari, addetti alla comunicazione e tutte le persone che sicuramente non abbiamo menzionato.

Un altro grande ringraziamento va alla nostra grande famiglia del Cavalluccio Marino:

– La brigata di cucina: Nicola Costa (responsabile dei primi), Fabrizio Guttadoro (responsabile dei secondi), Giuseppe Cicchelli (panificazione), Giuseppe Meli (responsabile antipasti), Federico Vizzi; 

-Lo staff di sala: Cristina Torta (Maître di Sala), Antonio Costa, Alessia Bellanova, Lidia Pagano, Nunzia Riso, Siragusa Francesco, Maggiore Maria;

– Al ricevimento: Giovanna D’Ippolito, Estelle Natoli, Alice Costa;

– I nostri collaboratori alla comunicazione: Elisa Piemontesi e Lorenzo Lucca di Plume raccontare le imprese, Paolo Verdiani, Maria Elena Boggio, Luca Siragusa.

Un grazie speciale anche a voi tutti che ci seguite con affetto e a tutte le persone che ogni estate ci scelgono: siete la nostra fonte di ispirazione.
Il 2023 ci attende carichi e chissà, magari con qualche altra bella sorpresa! 

Chef Giovanna Billeci

Giuseppe Costa