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Vini di Sicilia: c’era una volta un palmento

<<Dalla Toscana, fino ad un antico palmento nel cuore del Barocco siciliano. I vini di Feudi del Pisciotto sono un’armonia di tradizione, eleganza e stile. >>

“Andate a Noto, datemi retta, questo è un luogo che, se uno ci capita, resta intrappolato e felice, chi lo muove più”. Con queste parole lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino invitava i lettori a far visita al suo pezzo di Sicilia: la Valle di Noto. Questo lembo sud-orientale dell’isola, perla del Barocco e riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, affascina il visitatore anche per i tanti prodotti enogastronomici che ha da offrire. È il caso di Feudi del Pisciotto che, investendo proprio sul grande potenziale della Valle, porta in bottiglia vini che sono armonia liquida di tradizione, eleganza e stile.

Scopriamo insieme quale etichetta scegliere dalla cantina del Ristorante Cavalluccio Marino di Lampedusa!

Ristorante Cantina Vini di Sicilia - Feudi del Pisciotto al Cavalluccio Marino Lampedusa

C’era una volta un vecchio palmento

Nel cuore del barocco della Val di Noto, a pochi chilometri da città mozzafiato come Catania, Modica, Ragusa, Scicli e ovviamente Noto, si trova il paese di Niscemi. È qui che, dal recupero di un antico feudo settecentesco, il giornalista Paolo Panerai – già proprietario della cantina Castellare di Castellina nel Chianti Classico – inaugura nel 2002 il Wine Relais Feudi del Pisciotto. Il nome rimanda alla Riserva del Pisciotto, in cui è immerso: luogo dalla ricchissima biodiversità e intriso di storia, come testimonia il palmento di epoca romana ritrovato all’interno del feudo.  

Di cosa si tratta? Il palmento è la più arcaica struttura atta a trasformare l’uva in vino: una vasca in pietra, spesso scavata nella roccia, nella quale veniva depositata l’uva appena vendemmiata e dentro la quale i vendemmiatori proseguivano il lavoro pigiandola con i piedi. Un foro apribile, posto alla base del palmento, permetteva poi la ricaduta del mosto per la sola forza di gravità all’interno dei recipienti dove proseguiva la vinificazione. Diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Georgia al Portogallo, in Sicilia ogni vigna aveva il suo palmento e fino ad un passato molto recente questo tipo di rudimentale strumento è stato l’unico utilizzato per la produzione del vino. 

Stimolati dal fascino ancestrale di un simile reperto archeologico, Feudi del Pisciotto ha scelto di non abbandonare il palmento, ma anzi di restaurarlo e renderlo funzionale, affiancandolo in cantina alle più moderne tecniche e macchinari per la vinificazione, al fine di offrire un vino di tradizione, ma anche di eccezionale qualità. 

Un vino da passerella

Feudi del Pisciotto si estende per 45 ettari, nella prima fascia collinare fra Caltagirone e Piazza Armerina, all’interno della DOCG Cerasuolo di Vittoria. La visione di questa azienda è stata da subito la volontà di ereditare tutta la sapienza del passato enologico millenario nella Val di Noto e di onorarlo mediante sapienti lavorazioni in vigna e in cantina. 

Le uve aziendali sono soprattutto Nero d’Avola, il re dei rossi siciliani, poi Frappato, vitigno della DOCG Cerasuolo di Vittoria, e Grillo, una delle bacche bianche più apprezzate della Sicilia. Accanto a questi autoctoni, anche internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Gewürztraminer, Semillon, e da alcuni anni il Pinot Nero. 

La vendemmia è manuale e le uve vengono mosse in cantina con la sola forza di gravità permettendo da un lato di ridurre lo stress sugli acini – incrementando la qualità del vino – dall’altro di risparmiare energia riducendo l’impatto aziendale sull’ambiente, oggi più che mai fondamentale. 

Alla linea base Fico, dal 2007 si affianca la Linea Feudi del Pisciotto con l’ambizioso intento di coniugare due grandi eccellenze italiane: il vino e la moda. Autentici vini da passerella, alla cui qualità si unisce la bellezza delle etichette disegnate ad hoc dai più importanti fashion designer italiani come Versace, Missoni, Blumarine, Gianfranco Ferré, Giambattista Valli, Carolina Marengo.

Il preferito di Giuseppe Costa?
Certamente il Grillo Carolina Marengo, l’uva bianca del cuore per Giuseppe. Nato nel 1873 a Marsala dall’incrocio botanico tra lo Zibibbo e il Catarratto, il Grillo rappresenta una quintessenza della sicilianità: giallo carico, equilibrata aromaticità di zagara e agrumi, marcata sapidità e acidità. La versione Carolina Marengo eleva queste caratteristiche attraverso un affinamento in piccole botti di legno. Il risultato? Un bouquet che amalgama l’agrume al miele e trasporta in un gusto minerale, ingentilito da interessanti note burrose e vanigliate. Un Grillo molto gastronomico a cui dedicare tanta curiosità e tanta sete.

Ristorante Cantina Vini di Sicilia - Feudi del Pisciotto al Cavalluccio Marino Lampedusa

Un Pinot Nero per l’arte

L’impegno per la valorizzazione del territorio in cui si trova Feudi non si ferma solo alla produzione di vini di altissima qualità. Con i proventi dell’azienda e con il sostegno dei grandi nomi dell’alta moda italiana che contribuiscono alla creazione delle etichette, il fondatore Paolo Panerai ha scelto di finanziare il restauro di alcune importanti opere d’arte sul territorio siciliano.

Proprio al restauro del gruppo scultoreo seicentesco de L’Eterno del Serpotta, custodito a Palermo nell’Oratorio dei Bianchi nella Kalsa, è stato dedicato il vino più rappresentativo dell’intera gamma di Feudi, il Pinot Nero L’Eterno, la cui etichetta rappresenta un dettaglio della mano divina scolpita dall’artista. 

L’Eterno fa parte della linea Gran Cru, per la quale vengono utilizzate solo le uve provenienti dai vigneti più vocati dell’azienda, e da una intuizione di Giacomo Tachis, grande conoscitore delle potenzialità di questo vitigno francese e capace di indicarne i migliori metodi di coltivazione e lavorazione nel terroir caldo della Sicilia sud-orientale. 

Giuseppe Costa, ne conserva in cantina diverse annate, ognuna a suo modo impeccabile. Colore rubino carico, naso delicato di viole, ribes e lampone, con un accenno di spezie e tabacco date dall’affinamento in legno e infine un sorso morbido, lievemente tannico e molto elegante. Un vino da scegliere magari all’inizio dell’autunno, quando il sole torrido del giorno lascia spazio a sere più fresche.

Ristorante Cantina Vini di Sicilia - Feudi del Pisciotto al Cavalluccio Marino Lampedusa

Tirsat. L’ultimo nato, a due passi dal mare

La Sicilia non è solo un’isola, ma un continente a sé, e il fascino di Panerai per questo territorio lo ha spinto ad esplorarne le tante sfaccettature, portandolo fino a Porto Palo, antico porto di Selinunte, dove è possibile visitare il parco archeologico più grande d’Europa. 

Qui, in appena due ettari di vigneto che si estende fino alla spiaggia, è nata da qualche anno la costola “marina” del Domini Castellina, Gurra di Mare, dal nome del torrente che scolpisce la valle e sfocia nel mare. Simbolo aziendale è la palma, protagonista assoluta del paesaggio di questa parte di Sicilia, ed ora messa a dura prova dagli attacchi mortali del punteruolo rosso, e per questo una parte dei profitti di Gurra di Mare è direttamente investito per la ricerca universitaria di metodi efficaci nella lotta contro questo parassita.  

Primo vino prodotto da Gurra è il Tirsat, da Tirsat abi Tawr ovvero il nome in arabo per Porto Palo, a ricordare la commistione di culture che è tratto essenziale di queste coste selvagge. Blend di due iconiche varietà francesi – Chardonnay e Viognier – il Tirsat è un vino bianco giocato sull’equilibrio tra mare e terra, tra sale e vaniglia, grazie alla lavorazione – sempre di ispirazione francese – con frequenti batonnage in barrique. Un vino non solo ricco ed elegante, ma la cui profonda sicilianità si mescola ad una visione più internazionale, rendendolo il perfetto biglietto da visita di questo ultimo lembo d’Italia, affacciato sul Mediterraneo.

Ristorante Cantina Vini di Sicilia - Feudi del Pisciotto al Cavalluccio Marino Lampedusa