Vini di Sicilia: il far-west del vino siciliano

A dieci anni dalla sua scomparsa, nel dicembre 2021 il comune di Marsala ha intitolato una piazza al grande vignaiolo e artigiano Marco De Bartoli. Perché la storia di Marsala è legata al suo vino, ma anche e soprattutto alla resilienza di chi, come Marco, lo ha custodito percorrendo un percorso “ostinato e contrario” di ricerca e recupero della vinificazione tradizionale, detta perpetua, non fortificata e segnando così per sempre la storia del vino siciliano.

Vento, sale e sole. C’era una volta il vino perpetuo di Marsala
Marsala, il far-west siciliano dove su orizzonti infiniti di mare e saline si affacciano bassi canneti sferzati da un vento costante. Canneti e vigneti, fino quasi alla battigia, bagnati dalle onde salate e resi fertili dalle alghe e dal plancton. Grillo e Catarratto, questi i due vitigni più diffusi e da sempre utilizzati nella produzione in questa zona di un vino ossidativo, alcolico, di lungo invecchiamento. Questo vino, conservato in botte scolma, viene rinnovato nelle annate migliori con vino nuovo nella misura necessaria a colmare la quantità consumata. Un processo idealmente infinito, detto “perpetuo” appunto.

Il Marsala: un’invenzione inglese
È il 1773 l’anno zero del vino Marsala, quando il commerciante inglese John Woodhouse, sbarcato proprio a Marsala, assaggia il vino “perpetuo” tipico della zona, se ne innamora, lo importa nella madrepatria dove riscuote infinito successo, decide di tornare sull’isola dove apre il primo stabilimento atto a produrre ciò che oggi chiamiamo Marsala, il vino locale fortificato dall’aggiunta di acquavite, alla maniera dello Sherry e del Porto.

Che sia realtà o leggenda, sta di fatto che dall’arrivo degli inglesi in poi, la storia del vino a Marsala cambia drasticamente: i contadini diventano semplici conferitori di vino che viene trasformato negli stabilimenti sempre più industriali che vanno via via aumentando lungo la costa. Solo alcuni di loro continuano a produrre il perpetuo per consumo domestico.

Con la diffusione delle cantine sociali, infine, attorno agli anni ’60, il declino qualitativo del Marsala raggiunge il suo culmine. I contadini lavorano solo più per produrre in grande quantità, tralasciando ogni cura verso il territorio e spesso abbandonando anche le botti scolme dei loro nonni.

La visione di De Bartoli: tornare indietro per andare avanti
Nel solco di questo decadimento, deluso dalle esperienze nelle due aziende vinicole di famiglia, nel 1978 Marco De Bartoli si ritira in Contrada Samperi. Appena due anni più tardi l’etichetta Vecchio Samperi esce sul mercato mostrando a tutti la visione di Marco sul futuro del vino di Marsala: tornare indietro per andare avanti, recuperare il perpetuo non fortificato, il vino della tradizione.

Carta vino siciliano a Lampedusa, Samperi

La reazione fu di iniziale scetticismo, ma oggi è chiaro a tutti che se il Marsala ha ancora una storia lo dobbiamo a quel primo imbottigliamento rivoluzionario di trent’anni fa.

Unica modifica introdotta da De Bartoli quella del sistema Soleras tipico del Porto anziché quello a botte singola più diffuso. Un sistema a tre strati sovrapposti di botti, il vino matura nei livelli superiori per periodi più o meno lunghi prima di andare in miscelazione con la “madre” contenuta nel livello inferiore. Un sistema che per il Vecchio

Samperi parte da una fermentazione spontanea, non vede mai l’aggiunta di solfiti e prosegue a cascata per 15 anni fino a che una certa quantità viene prelevata per l’imbottigliamento dando vita ad un nuovo ciclo di miscelazione.

E a sottolinearne lo strappo storico con il Marsala dolce e fortificato nasce l’espressione pre-british, il Marsala prima degli inglesi. Bottiglie rare, il cui valore più grande è il tempo, un esempio? Il Vecchio Samperi “Quarantennale” che celebra i quarant’anni dalla fondazione dell’azienda con una media di invecchiamento in soleras di 40 anni e di cui qualche bottiglia è disponibile nella cantina di Giuseppe.

Carta vino siciliano Lampedusa, Grappoli del Grillo

Il Grillo: un’invenzione siciliana
La visione innovativa di De Bartoli sul futuro di Marsala non si è limitata solo al perpetuo: nella sua cantina nasce nel 1990 Grappoli del Grillo, il primo vino bianco da uve Grillo in purezza prodotto in Sicilia. Nato proprio a Marsala dall’incrocio dell’ampelografo Antonio Mendola tra Zibibbo e Catarratto, il vitigno Grillo univa le migliori caratteristiche delle due varietà e si prestava come una delle uve migliori da utilizzare per produrre la base vino da fortificare grazie al suo buon corredo aromatico, alla maturazione tardiva e all’alto contenuto zuccherino. Rimaneva però sconosciuto ai più nella sua veste autentica ed originale di vitigno bianco: Grappoli del Grillo fu la dimostrazione al mercato dell’epoca delle potenzialità espressive di quest’uva quando lavorata in maniera naturale, contenendo le rese per pianta e curando la selezione dei grappoli uno per uno, da cui il nome dell’etichetta.

Ancora oggi un vino emozionante e profondo, che Giuseppe sarà felice di stapparvi, suggerendovi in abbinamento magari un grande primo di mare curato dalla creatività di chef Giovanna Billeci in cucina.

Carta vino siciliano Lampedusa, Grillo

Con De Bartoli, la nuova scuola marsalese
Infine, come un pioniere nel suo farwest siciliano, il lavoro di De Bartoli ha iniziato ad incuriosire altri produttori della zona che hanno scelto di seguirne l’esempio, proponendo sul mercato ognuno la sua interpretazione di pre-british e scommettendo a loro volta sulla vinificazione naturale di Catarratto, Grillo e Zibibbo ottenuti da vigneti privi di chimica, spesso allevati con il tradizionale sistema ad alberello, contenendo le rese e minimizzando i trattamenti correttivi in cantina.

Così accanto al lavoro della cantina De Bartoli, dove l’eredità del padre Marco è affidata ai figli, oggi a Marsala è importante citare le realtà di Vincenzo Angileri di Vite ad Ovest, Antonino Barraco, Francesco Badalucco di Dos Tierras: tutti nomi che troverete nella carta del vino del ristorante Cavalluccio Marino dove Giuseppe Costa ha scelto di dare particolare spazio a questa rivoluzione della storia e del gusto del vino marsalese.

Lasciatevi guidare dai consigli e dai racconti di Giuseppe per tornare a casa con un’esperienza completa di quello che un territorio come quello di Marsala – con il suo sole, sale e vento – può trasferire in un bicchiere di vino.

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