Nel 2023 la Cantina Diapason di Cavalluccio Marino a Lampedusa si arricchisce di oltre 200 etichette, perché per Giuseppe nessuna missione è impossibile!
Aprile dolce dormire? Nella cantina Diapason non si direbbe proprio! In questi giorni che anticipano l’apertura, Giuseppe e il suo staff, infatti, sono al lavoro più che mai per far posto alle etichette che troverete nella nuova carta del vino del Cavalluccio Marino di Lampedusa.
Le novità, Made in Sicily
Si comincia con alcune scoperte tutte Made in Sicily. Partiamo dalla provincia di Agrigento, dove, nel comune di Realmonte, si trova Borgo Giallonardo che oltre ad offrire una calda ospitalità nel suo Relais è, da molte generazioni, produttore di vino artigianale, sincero interprete del suo territorio affacciato sul mare aperto. Pochi ettari e poche etichette nello spirito di una produzione quasi familiare che oggi salpa il Mediterraneo per approdare a Lampedusa.
Dopo una obbligatoria visita ai Templi di Agrigento, spostandosi verso l’entroterra si trova, nella valle di Casteltermini, l’altra novità agrigentina: Luna Sicana. Nata nel 2008 con la volontà di raccontare il gusto siciliano nel mondo, Luna Sicana sceglie di farlo nel miglior modo possibile, ovvero scegliendo la produzione biologica certificata. Diverse etichette oggi descrivono il loro cammino, tra cui lo Chardonnay Orè che più di tutte saprà custodire un territorio nel tempo.
Ed è proprio parlando di Chardonnay che non può mancare la presentazione della neonata etichetta in casa Planeta, una delle più importanti realtà del vino siciliano in Sicilia e nel mondo. Didacus è un vino dedicato dall’azienda a niente meno che al suo fondatore Diego come tributo alla sua intraprendenza quando negli anni ’80 scelse di piantare Chardonnay al posto delle varietà tradizionali per confrontarsi con le grandi regioni vinicole d’oltralpe e con la volontà di “porre nuovamente la Sicilia sulla mappa del buon vino”. Didacus, vezzeggiativo usato dal padre per Diego, è oggi eredità e futuro, memoria e visione. Un grande bianco siciliano.
Si prosegue di isola in isola, spostandoci nelle Eolie al largo della costa messinese. Ed è a Salina, cuore dell’arcipelago, che i ristoratori e imprenditori Luca Caruso e Natascia Santandrea hanno intrapreso la sfida di fondare la loro cantina Eolia. Appena quattro ettari di terreno, frazionati in nove appezzamenti, quasi tutta Malvasia delle Lipari con qualche filare di Catarratto e Insolia. Due le etichette, M come Malfa abitato dove si trovano le vigne e V come Valdichiesa, piccolo cru di Malfa. Un’autentica rarità per appassionati, da non lasciarsi sfuggire.
Il Piemonte, seconda casa
Il cuore di Giuseppe però non è solo siciliano, ma anche piemontese. Infatti, come racconta nella sua intervista, da giovanissimo Giuseppe si è traferito a Torino dove ha conseguito il diploma di piano al Conservatorio. E proprio da questa regione “adottiva” arriva come novità la cantina Travaglini nata a Gattinara nei primi anni del ‘900. Sulle orme del padre, è poi Giancarlo Travaglini nel dopoguerra ad avviare la produzione sulla strada della modernità arrivando a livelli di altissima qualità per l’uva Nebbiolo che sigilla nell’iconica bottiglia “storta” da lui brevettata. Una bevuta appagante e – perché no – un insolito souvenir dalla vostra vacanza a Lampedusa.
E come esiste la “dark face of the moon”, esiste anche la “white face of Piemonte” ed è il Timorasso. Un nome curioso, probabilmente derivante dalla parola timido in dialetto, per una varietà che timida lo è davvero, o per lo meno lo è stata a lungo prima di essere riscoperta agli inizi degli anni ’90 da alcuni viticoltori. Fra tutti, essenziale alla promozione di quest’uva, è stato il lavoro di Walter Massa e dell’omonima cantina Vigneti Massa. Vini intensi ed espressivi, di quelli da dimenticare in cantina, perché è il tempo il miglior alleato di ogni Timorasso.
I nuovi ingressi, mare e monti
Sempre alla ricerca del vino bianco perfetto si iscrive l’ingresso nella carta del vino 2023 la famosa e pluripremiata realtà vinicola altoatesina di Elena Walch che oggi, ad oltre 150 anni dalla sua fondazione, è guidata dalle figlie Julia e Karoline. Parola d’ordine di Elena Walch è sostenibilità, quella fatta di obiettivi concreti e risultati misurabili in vigna, in cantina, nell’imballaggio e nella vita di tutti i giorni della grande squadra impegnata al lavoro. Risultati reali che si sentono nei vini, magistralmente traduttori del loro territorio: lineari, acidi, spigolosi ma mai scontrosi. L’anima della montagna che voi potrete gustare a due passi dal mare.
Dalla Russia con amore? Non per Giuseppe Costa che preferisce invece portare una novità, dalla Costa d’Amalfi con furore. Sì, perché proprio nel piccolo comune di Furore, in provincia di Salerno, Marisa Cuomo ha scelto di produrre i suoi vini. Furore, come quello del mare che si scontra contro le rocce di un fiordo estremo dove animali, alberi, case e persone vivono come aggrappati alla terra, a picco sul mare. Sono “unghie di spazio” quelle lasciate alla viticoltura sulla costa, vigneti terrazzati, raggiungibili solo a piedi e lavorabili solo a mano. Una viticoltura eroica, mossa solo dalla passione che si vibra dentro ai vini di Marisa, elettrizzandoli di iodio e frutta matura.
Verso l’estero ed oltre
Come ci ha raccontato nel suo Giro del mondo in 80… etichette, la passione di Giuseppe per il vino supera agilmente i confini nazionali tanto che la carta del Cavalluccio conta un’ampia sezione dedicata alle etichette internazionali.
Le novità vedono come protagonista la Francia con due realtà in particolare. La prima è la Maison Regnard che dal 1860 gestisce varie tenute in Borgogna tra Côte d’Or, Chablis, Pouilly Fussé e Maconnais. Le due etichette che troverete nella cantina Diapason rappresentano un vero derby borgognotta: da un lato Chablis Grand Regnard, dall’altro Terres Blanches con le uve del prestigioso cru Mersault in Côte d’Or. Agrume e zagara da un lato, pesca e vaniglia dall’altro in uno scontro titanico alla ricerca dello Chardonnay perfetto.
La seconda, invece, è l’iconico Château de Beaucastel nel territorio meridionale della Côtes du Rhône dove si abbandona l’essenzialità della vinificazione in purezza per abbracciare lo stile dell’uvaggio. L’etichetta Coudoulet de Beaucastel deriva infatti dal sapiente taglio tra varietà più o meno note della zona come Bourboulenc, Marsanne, Viognier, Clairette Blanche. Un vino espressivo ed emozionante capace di impreziosire ogni occasione non solo per il suo gusto, ma soprattutto per la sua rarità che farà impazzire i più scettici intenditori!
E per finire, il dolce! Sì, ma di vino, ovviamente, come il Tokaji Aszù prodotto in Ungheria dall’artigiano Samuel Tinon. Un particolare gioco microclimatico permette in questa zona la formazione sull’uva autoctona Furmint della “muffa nobile” capace di favorire l’appassimento degli in pianta, per un vino naturalmente dolce, ovvero ottenuto senza l’aggiunta di zuccheri. Perfetto al momento del dessert, ma se non siete amanti provatelo sui formaggi erborinati, si sa che gli opposti si attraggono!