L’importanza di chiamarsi Bordeaux

Basta pronunciarlo per evocare in un solo istante un colore intenso, un vino iconico e un territorio unico. Di cosa si tratta? Del nome del Bordeaux!

Il vino Bordeaux è storicamente prodotto nel Sud-Ovest della Francia, nella regione dell’Aquitania dove sorge l’omonima città. Un vino antico, le cui origini risalgono a oltre 500 anni fa, e oggi uno dei più prestigioso al mondo. Inoltre, un vino tanto influente in termini qualitativi ed economici da plasmare a sua immagine e somiglianza il mercato del vino mondiale. 

Un fascino intramontabile, del quale è felice vittima anche Giuseppe del Cavalluccio Marino di Lampedusa che nella sua cantina Diapason conserva rare e pregiate bottiglie che possono fare della vostra vacanza sull’isola un viaggio che non si potrà mai dimenticare. 

Pillole di Bordeaux

Il nome Bordeaux deriva dall’espressione bord de l’eau. È infatti proprio “lungo le acque”, nel punto in cui i fiumi Garonna e Dordogna confluiscono nel grande estuario della Gironda, a pochi chilometri dall’Oceano Atlantico, che è sorta la città di Bordeaux. E ancora l’acqua traccia i confini delle tre aree produttive: la Rive Gauche, alla sinistra della Gironda, la Rive Droite, alla destra della Dordogna e Entre-Deux-Mers, la parte tra i due fiumi. 

In questo territorio, di tradizione celtica, sono stati i romani colonizzatori a portare le prima piante di vite. Le varietà più diffuse sono Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc – assemblati in cantina secondo il “taglio bordolese” cui può contribuire una piccola parte di Carmenère e Petit verdot. 

Tipicamente l’affinamento avviene, per molti anni, in piccole botti di legno, chiamate barriques, al fine di ottenere vini fruttati, molto corposi e vellutati. Non solo rosso però. Una piccola, ma molto significativa, parte della produzione bordolese vede l’utilizzo di varietà bianche, soprattutto l’uva Semillon, per la produzione di Sauternes a Sud di Bordeaux.

Giuseppe nella cantina Diapason – Foto: Elisa Piemontesi e Lorenzo Lucca – PLUME

Un mercato di Château

Il debutto mondiale per i vini bordolesi è arrivato nel corso del Medioevo quando, grazie al matrimonio tra Enrico II d’Inghilterra e Eleonora d’Aquitania e alla posizione strategica della città per i traffici navali, il mercato del vino di Bordeaux si apre all’esportazione oltremanica. 

Tra il XVII e il XVIII secolo si sviluppa la figura del négociants. Intermediari inglesi, olandesi, belga e tedeschi si occupavano dell’acquisto di grandi partite di vino e del loro assemblaggio per l’esportazione. Ed è proprio ai negociants a cui si rivolge Napoleone per richiedere una classificazione dei vini di Bordeaux in vista dell’Esposizione Universale del 1855. Per questa ragione, quello bordolese è l’unico sistema di classificazione al mondo a basarsi sul prezzo di acquisto del vino e sul prestigio degli Château – senza alcun riferimento alla vigna di provenienza.

Furono definite cinque categorie per i vini rossi – dai Premiers ai cinquièmes Crus – concentrati nella regione del Medoc, fatta eccezione per lo Château Haut-Brion di Graves. Per i Sauternes vengono inidcate due categorie, fatta eccezione per un Premier Cru Supériuer, il celebre Château d’Yquem. 

A causa dell’epidemia della fillossera ci furono anni difficili per il mercato bordolese, poi attorno al 1950 nuove classificazioni vennero introdotte per i territori della Rive Droite e il mercato si avviò verso una generale ripresa, dopo le due grandi guerre. 

È il 1982 l’anno decisivo per l’iscrizione dei vini di Bordeaux nell’Olimpo della viticoltura. Il millesimo 1982, svalutato dalla critica enologica coinvolta in prima persona nella produzione o nella commercializzazione dei vini, venne invece definito come “superbo” da un critico indipendente ai giochi di mercato bordolesi: Robert Parker, avvocato statunitense, editore della rivista The Wine’s Advocate. 

I punti parker facevano schizzare alle stelle il prezzo dei vini, tanto da indurre altri produttori ad imitare il gusto di Parker. Si andava creando il fenomeno della parkerizzazione, che da quel momento avrebbe per sempre cambiato il mercato e il gusto del vino “worlwide” e consacrato il nome del Bordeaux come miglior vino al mondo. 

I miglior Château al Cavalluccio Marino di Lampedusa

Affascinato da un vino tanto prestigioso e tanto capace di lunghissimi invecchiamenti, Giuseppe Costa ha collezionato negli anni bottiglie rarissime provenienti dai migliori Château bordolesi. 

Qualche esempio? Partiamo da Château Latour, eccellenza della regione dell’Haut-Medoc. Situato sulla sponda sinistra della Gironda, a nord di Bordeaux, il territorio del Medoc è la patria del Cabernet Sauvignon, tagliato in parti minori con Merlot e Cabernet Franc. Il clima caldo e umido, la forte illuminazione e i terreni argillosi scolpiscono vini dal carattere potente e imperituro. Già contemplato come Premier Cru nella classificazione napoleonica del 1855, Château Latour si trova a Pauillac ed è oggi proprietà della famiglia Pinault. Dei 78 ettari vitati dell’azienda, 47 vanno a costituire “l’enclos” ovvero la vigna originaria dedicata al Gran Vin di Latour che potete assaggiare al Cavalluccio Marino nei millesimi 2006, 2008 e 2012.

Spostandoci più a Sud è obbligatorio da citare Château Margaux, altro leggendario nome del Bordeaux, Premier Cru nella classificazione del 1855. La storia di questa azienda comincia nel XII secolo quando la tenuta era conosciuta con il nome di La Mothe di Margaux. Con il succedersi delle proprietà Château Margaux ha conosciuto un percorso tumultuoso che però non ne ha mai scalfito il prestigio. Dei 265 ettari che costituiscono la superficie della proprietà, 78 ettari sono dedicati alla vite. Il terreno ricco ed argilloso di Margaux definisce il carattere opulento del Gran Vin. Un vino dal fascino intramontabile che potrete regalarvi al tavolo del Cavalluccio Marino di Lampedusa scegliendo di riavvolgere il nastro del tempo fino all’annata 2005 o godendovi la più giovincella annata 2017, magari in formato magnum. 

Unico Premier Cru napoleonico non afferente al territorio del Medoc è Château Haut-Brion, nella regione, a Sud di Bordeaux, detta delle Graves, per le tipiche conformazioni alluvionali del terreno di ciottoli e sassi. Château Haut-Brion rappresenta una delle aziende più antiche dell’intera regione, fondata nel 1525 da Jean de Pontac, subito con la funzione primaria di produrre vino. Assaggiando il Premier Grand Cru Classè (disponibile nella cantina Diapason nelle annate 2006, 2010, 2011 e 2017) vi accorgerete di come il terroir di Graves conferisce ai vini carnosità e concentrazioni meno opulente rispetto ai cugini del Medoc, per arricchirli invece di grande scheletro e verticalità. È infine la mano vinificatrice di Haut-Brion a centrare con la sua sapiente esperienza un vino iconico ed intramontabile dove eleganza e persistenza si fondo in una longevità fuori dal comune.

Ristorante con cantina vini Bordeaux a Lampedusa Sicilia

Sauternes: quando la muffa è nobile

Il territorio di Graves è però noto per custodire un tesoro microbiologico capace di scolpire il mito del vino dolce più famoso al mondo, il Sauternes. Si tratta della muffa Botrytis Cinerea che, per le condizioni climatiche del luogo, sul finire della maturazione, ricopre gli acini in pianta. Una muffa capace di compiere miracoli in vigna, tanto da vantarsi dell’appellativo “nobile” per la sua capacità di favorire l’evaporazione dei liquidi e quindi una concentrazione eccezionale di zuccheri e sapori. 

Quattro secoli hanno modellato la storia dell’unico produttore di vino Sauternes a fregiarsi del titolo Premier Cru Supérieur nel 1855: Château d’Yquem. Due le bacche bianche che concorrono al blend tradizionale del Sauternes, il Semillon per il corpo, gli aromi e la dolcezza, il Sauvignon per l’acidità che permette a questi nettari di superare il secolo di vita. Per un’occasione speciale chiedete a Giuseppe una bottiglia degna dei più accaniti collezionisti: Châteaux d’yquem 2007 nel formato da 3 litri. 

Ristorante con cantina vini Bordeaux PETRUS Lampedusa Sicilia

Château Petrus, la leggenda di un escluso

Sulla sponda destra della Dordogna – la Rive Droite del Bordeaux, detta anche Libournais – tra una moltitudine di paesini circondati da impeccabili vigne di Merlot, si trova il comune di Pomerol dove ogni anno viene confezionato uno dei vini più cari al mondo, senz’altro il più caro del Bordeaux: Château Petrus.

Merlot in purezza dall’eleganza e dalla longevità ineguagliabili, la leggenda del Petrus custodisce però alcuni aneddoti curiosi. Innanzitutto, Pomerol non era neppure citata nella famosa classificazione napoleonica 1855 e per anni è stata considerata una zona di serie B all’interno del comprensorio bordolese. L’azienda, inoltre, avviata nel 1920 da Madame Loubat, non ha una storia antichissima alle spalle e per di più sul territorio aziendale non sorge alcuno Château vero e proprio.

Dove nasce dunque la grande leggenda di questo “escluso”? Petrus è figlio di un terroir dalle caratteristiche uniche, distinte da quelle di altri territori limitrofi, e di un estremo perfezionismo in vigna, ancor prima che in cantina. Ad esempio, per la vendemmia delle uve viene ingaggiato un grande numero di persone (oltre le 200, si dice) in modo che tutte le uve dell’azienda – che ora si estende su circa 12 ettari – arrivino in cantina in un breve arco di tempo e siano quanto più omogenee tra loro. 

Petrus: un self-made wine, che può ringraziare solo se stesso per il suo successo eterno. Godere di una bottiglia non è dunque cosa da tutti i giorni.

Vale dunque la pena avvertire i più curiosi ed avventurieri bevitori che la cantina Diapason al Cavalluccio Marino di Lampedusa potrebbe custodire qualche bottiglia. Chiedere per provare!

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