Lampedusa: la casa delle tartarughe Caretta Caretta

Avete mai sentito parlare delle Tartarughe Caretta Caretta? È questo il nome della specie di tartaruga più comune nel Mar Mediterraneo. Quello che forse non sapete è che negli ultimi anni, nelle acque territoriali italiane, è al limite dell’estinzione.

Si conosce ancora poco di questo timido animale ma sappiamo che, come tutti i rettili, ha sangue freddo, è capace di lunghissime apnee, trascorre la maggior parte della sua vita in mare aperto ed è onnivoro. La riproduzione delle tartarughe avviene in estate e le future mamme tornano sulla spiaggia dove sono nate per creare il loro nido.

Lampedusa ospita il Centro di  Recupero delle Tartarughe Marine; ogni anno aiutano circa 200 tartarughe. La maggior parte di esse viene accidentalmente catturata con gli ami o con le reti ed arrivano al piccolo ospedale grazie alla preziosa e fondamentale collaborazione dei pescatori di Mazara del Vallo, di qualche operatore di Lampedusa, delle Forze dell’Ordine con le vedette della Capitaneria di Porto, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Il Centro di Soccorso vive grazie all’impegno di volontari, italiani e stranieri, che soprattutto nei mesi estivi coadiuvano il personale presente nelle attività di monitoraggio, recupero, cura, marcatura delle tartarughe marine nonché nell’informazione e sensibilizzazione dei turisti che ogni anno visitano l’isola.
Ogni pomeriggio il Centro Soccorso Tartarughe Marine accoglie i visitatori che, incuriositi intorno alle vasche di convalescenza, chiedono notizie sulle pazienti in degenza. Con passione e tenacia i volontari spiegano le varie situazioni cliniche, i problemi connessi alla sopravvivenza di questa specie in estinzione ed il lavoro svolto per la loro protezione: dai volti di queste persone traspare tutto l’amore che mettono in questa attività di volontariato.

Lampedusa: la casa delle tartarughe Caretta Caretta
Lampedusa: la casa delle tartarughe Caretta Caretta

Per farvi comprendere quanto importante sia questo Centro, vogliamo raccontarvi una storia a lieto fine. La disavventura della piccola tartaruga Chiara, proveniente dalle Egadi,  iniziata quando una lenza abbandonata in mare dall’uomo le si è attorcigliata intorno ad una pinna (causandone la cancrena) ed al collo, rischiando di strozzarla. Quando è arrivata al Centro, la squadra di veterinari ha operato per riuscire a bloccare l’infezione. La piccola paziente, dopo la convalescenza, seppur con una pinna in meno, è tornata a casa, in mare aperto.

Durante l’anno, le operazioni per l’estrazione di ami o lenze – un pericolo subdolo ma frequente – sono continue. L’intervento viene programmato dopo aver effettuato tutte le indagini diagnostiche: radiografia, ecografia ed  analisi del sangue per comprendere cosa possa esserci dentro la tartaruga. Non è così raro trovare anche sacchetti di plastica o rifiuti di vario tipo.
L’ intervento chirurgico è preceduto da un rituale ben preciso: la preparazione dei ferri chirurgici sterilizzati, la scelta delle tecniche più appropriate, dei fili di sutura, del tubo che collegherà la trachea della tartaruga al carrello anestesiologico (la macchina che consente di “addormentare” la paziente).

Dopo la terapia antibiotica l’animale viene subito rimesso nella sua vasca sotto stretto controllo, e vederlo nuotare è il miglior premio per tutta la fatica, l’ansia e la trepidazione accumulate nelle ore dell’intervento.
Ogni operazione chirurgica è una sfida dove il coraggio, la professionalità, la freddezza sono necessari per raggiungere lo scopo: salvare un’altra tartaruga, acquisendo nuove informazioni che aiuteranno quelle che verranno dopo.Per maggiori informazioni potete visitare il Centro di Lampedusa oppure consultare il sito https://www.lampedusaturtlerescue.org/

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